LA VERGINE DEL PILAR


La Statua (opera del Gaggini - sec. XVI) 

E' questa un manufatto in marmo bianco di Carrara di m. 1,40 di altezza, che poggia su di uno scannello che rappresenta una Madonna in piedi con in braccio un Bambino che regge tra le mani una colonna (pilar). Completano il tutto i due bassorilievi dello scannello, che rappresentano la Natività di Gesù e l'Annunciazione della Vergine... ...Si afferma che la statua della Madonna del pilar, in seguito ad alcune testimonianze, è unica nel suo genere in Calabria, pure se altre due effigi risultano similmente denominate, che la sua provenienza è sicuramente siciliana, che il tempo in cui essa risulta essere stata scolpita è da fissarsi al XVI secolo. 

Ancora oggi questa sacra effigie, in basso raffigurata, viene conservata e venerata nel Santuario di Tresilico, in una delle navate laterali. 

Origini del culto in onore della Vergine del Pilar 

Prima del "Grande Flagello", sorgeva, appena mezzo chilometro da Tresilico, un santuario consacrato a S. Maria del Pileri. Era un’ennesima raffigurazione della Madonna, cui i Tresilicesi risultavano legati da profonda venerazione sin da epoca imprecisata. La chiesetta, col suo bravo campanile ed all’ombra di una possente quercia e cui da secoli volgevano pellegrini vicini e lontani richiamati dall’origine miracolosa del culto e dalle incessanti grazie elargite agli oranti da quella Grande Dispensatrice, aveva sede in quella stessa località che ancora al giorno d’oggi è conosciuta con il nome di Pileri. L’esistenza della chiesa in questione ci è nota documentariamente solo dal 1717, ma bisognerà rifarsi a tempi molto più antichi. All’uopo ci verrà in aiuto l’origine approssimativa del culto e lo stesso simulacro in marmo della Madonna del Pilar, che rimasto integro nei guasti causati dal terremoto, venne successivamente trasferito nella chiesa parrocchiale e quivi allogato in una nicchia dirimpetto all’altare maggiore. 

Il miracoloso ritrovamento a Gioia dell’immagine ed il suo portentoso arrivo a Tresilico 

In tempi antichissimi alcuni uomini di Tresilico, che recatisi a Gioia, nel mentre si trovavano ad attendere sulla prossima riva del mare, ebbero ad un tratto la ventura d’imbattersi in un pezzo di marmo che fuoriusciva dalla sabbia, mano a mano che veniva discoprendosi si andava rivelando per qualcosa di molto interessante, quale non fu la meraviglia dei Tresilicesi nel trovarsi davanti, a lavoro compiuto, nientemeno che una solida immagine dalla Vergine del Pilar, così nomata per via del fatto che il Bambino teneva fra le mani una piccola colonna (in spagnolo pilar è equivalente di pilastro, colonna). I Tresilicesi ricoprirono con la stessa sabbia il simulacro così fortuitamente ricuperato ed il giorno dopo ridiscesero con un carro, a cui erano stati aggiogati dei buoi. Erano già pervenuti ad un buon punto i pii Tresilicesi , quando " nel largo del fiume detto Buzzaniti" il diavolo volle metterci la coda facendoli incontrare con quelli di Oppido, i quali, edotti della cosa, reclamarono a loro volta il diritto di recare l’immagine della Vergine nel loro più importante paese. Insorse lite, quando il conduttore del carro, si fece venire l’idea di proporre ai due gruppi contendenti di lasciar perdere ogni inutile altercazione per affidarsi al volere della Madonna. Sostituiti i buoi domestici e subentrati due indocili giovenchi, cui si sarebbe data ampia libertà nella conduzione del carro, si riprese il lento cammino, con Oppidesi e Tresilicesi, il corteo raggiunto quasi le adiacenze di Tresilico, quando, giunti in contrada Camaropella, i giovenchi,deviarono indirizzandosi verso Zurgonadio, pervenuti nella contrada di poi detta Piliere i giovenchi, bruscamente si arrestarono. Si dispiacquero gli Oppidesi, ma gioirono i Tresilicesi, eressero sul posto una piccola chiesetta, nel quale collocare la prodigiosa immagine. 

Il culto della Vergine del Pilar è di origine aragonese? 

Per risalire all'origine del culto, davanti a noi si pone soltanto una strada, quella che ci conduce difilato in Spagna ed esattamente a Saragozza, nell'Aragona, dove da tempo immemorabile risulta venerarsi la più celebre Madonna del Pilar, che si conosca e di cui tutte le altre non sono che una derivazione. Difatti, nel santuario di Nuestra Senora del Pilar, patrona della Spagna é arcinota la grande devozione manifestata dagli spagnoli e, in maggior grado, dagli Aragonesi, nei confronti della loro celeste patrona ed è, quindi, facilmente immaginabile come quel popolo, avendone potuto e voluto introdurre nei paesi conquistati, assieme ai costumi, anche i simboli sacri che rimembravano ad esso la cara patria lontana. Avendo gli Aragonesi fatto la loro comparsa ad Oppido e pertinenze assai per tempo ed essendosi dal 1442 protratta insino al 1707 la dominazione dei sovrani di origine iberica nel reame di Napoli, è assai verosimile, difatti, che molti elementi propri di quelle genti si siano potuti immettere nella tradizione locale radicandosi così fortemente... Ciò detto, risulta assai facile congetturare come un culto in onore della Vergine del Pilar abbia potuto essere avviato a Tresilico soltanto dalle milizie aragonesi, le quali potevano essere le sole e le più interessate a conoscere tal pratica devota. Che tutto sia dovuto unicamente ai militi aragonesi ce lo suggerisce soprattutto la stessa posizione geografica del Santuario. Non dentro il paese, ma tuttavia non lontano da esso. In un luogo pianeggiante, dove ben poteva accamparsi un esercito, ma anche in una località strategica alla confluenza di varie vie di comunicazione... 

...Dopo quanto è stato detto , non ci resta che rivedere storicamente il racconto offertoci dalla tradizione in merito al culto della Madonna del pilar di Tresilico. Stabilito che il luogo del Santuario non venne scelto da giovenchi di sorta, ma piuttosto occasionalmente dalle forze aragonesi d'invasione e che il simulacro della Vergine è di sicura provenienza siciliana, il rinvenimento della statua in quel di Gioia ed il miracoloso trasposto fino al piliere non si reggono più. In Gioia bisogna veder soltanto il posto di approdo del battello recante la Sacra immagine da Messina (le comunicazioni tra la Sicilia e la Piana avvenivano tramite Gioia), e nel trasporto un semplice viaggio di trasferimento. 

Altri prodigi: la quercia che produce ghiande in grandissima abbondanza e la campana che fa cessare le tempeste 

Gli eventi miracolosi non si fermarono qui.Venne piantata nel terreno una quercia, che iniziò immediatamente a germogliare e divenne un albero gigantesco.Godevano già del libero uso dei frutti della quercia i poveri, quando a qualcuno venne l’idea che con quanto prodotto da quell’albero miracoloso si sarebbe ben potuto provvedere alle necessità della chiesa. Aveva quel tale appena abbozzato il pensiero di vendere le ghiande al miglior offerente che subito la quercia rovinò dalle radici. Stupendo ancora una volta i paesani. Un altro portentoso oggetto attinente al culto della Vergine del Pilar era pure "una bellissima campana, al di cui suono cessava qualsiasi minacciosa bufera, estinguendosi fulmini e saette", L’allestimento di tale stupefacente campana risultava anch’esso collegato ad eventi miracolosi. Anche se imperfetta la campana venne ugualmente issata sulla torre accosto alla chiesa e per alcuni secoli, i suoi rintocchi segnarono i momenti più sacri della giornata dei pii tresilicesi. La prodigiosa campana non subì alcuna lesione nel frangente del terribile terremoto del 1783 e, al pari della statua della Madonna del Pilar, trovò ricetto nella ricostruita chiesa parrocchiale di S. Caterina. 

(da "Un Paese un Culto" Tresilico e la Madonna delle Grazie, a cura di Rocco Liberti, Tresilico (RC), GM Edizioni, Giugno 1979)