“BREVE PERCORSO STORICO:
TESTIMONIANZA DEL VIVISSIMO CULTO MARIANO TRESILICESE”
Da secoli Tresilico e i Tresilicesi di ieri e di oggi, vicini e lontani hanno avuto e continuano ad avere una profonda e sincera devozione alla Vergine Maria. Storie tramandate testimoniano tale
culto fervente che tutt’oggi continua ad essere trasmesso a tantissima gente che rivolgendosi a Maria, invocando la Sua celeste intercessione, ottiene grandi favori. I tresilicesi già
profondamente legati alla Vergine del Pilar (che ancora oggi è venerata nella chiesa di Tresilico) reduci dalla tremenda catastrofe tellurica e da tristi periodi di fine ‘700, rivolsero il loro
grato pensiero a colei che poteva averli salvati: Maria dispensatrice di Grazie e sotto questo nuovo titolo d’allora in poi l’avrebbero venerata con sincera gratitudine. Infatti, “Scrive il
Morizzi che una statua della Madonna delle Grazie venne portata a Tresilico “con desiderio, ed applauso universale” nel luglio del 1832. Questa statua in legno (raffigurante la Madonna in piedi
col Bambinello sulle braccia), acquistata certamente per servire nelle processioni, e quella medesima che fu rifatta anni fa dal pittore oppidese Domenico Mazzullo e che trovasi ancora conservata
ed esposta al culto nel vecchio palazzo Vorluni…” antica abitazione della pia Rosa Vorluni, in via Maria SS. delle Grazie a Tresilico, poco distante dal Santuario. L’intenzione che in quegli
stessi anni dimorava nei pensieri degli illustri tresilicesi: Rosa Vorluni1, Don Gaetano Morizzi2 e non solo era quella di allestire una nuova effigie della Madonna. Infatti… “Una notte una voce
interna venne a sollecitarlo a presentarsi al vescovo, onde proporgli l'allestimento di una nuova effigie in onore della Vergine delle Grazie. Incalzatolo il mattino successivo una maggiore
sollecitudine, egli volle allora recarsi in chiesa, dove incontrò la cognata Rosa Vorluni, la quale, appena lo ebbe avvistato, così l'istruì: -Andate dal vescovo. Egli accetterà senza indugio
quanto gli andrete a prospettare e lo stesso modo che avete ideato stanotte per presentarvi a lui va molto bene. Conducete in porto l'impresa che vi siete prefissa, perchè questo è il volere
della Madonna. - portatosi in Seminario e addotte le sue ragioni, il Morizzi, difatti, venne subito esaudito nei suoi desideri da quel vescovo, che, per il miglior esito dell'impresa, volle
addirittura suggerirgli alcune modifiche da apportare al suo progetto iniziale. Prima che si ordinasse la statua ad un qualche artista, si originarono, naturalmente, delle discussioni sulla posa
stessa che vi avrebbe dovuto assumere la Vergine, quando domenica 2 ottobre 1836 la Vorluni, nel mentre si trovava in chiesa, ebbe all'improvviso un'ennesima apparizione. La Madonna, che
l'invitava a guardare in alto per osservare la maniera in cui doveva allestirsi un cotal simulacro, si manifestava seduta su di un nobile seggio, avendo a lato due sante vergini e martiri, di cui
una era sicuramente S. Veneranda di Gerace. La Vorluni alzò subito gli occhi al cielo, ma la forte luce effusa da quelle figure l'abbagliò e la costrinse a cadere bocconi. Non si perse d'animo
tuttavia la pia donna e implorò il permesso di poter mirare meglio le figure, onde a riferire a chi di dovere. Ottenne subito quanto chiesto e potè rivolgervi indenne lo sguardo. Ma ecco,
descritta dallo stesso Morizzi, quella sfolgorante visione: "ravvisa una Amabile Signora di ordinaria statura, che a suo modo di intendere, uguagliar potè a palmi sei circa, assisa su di ricca
sedia ornata di fiori, e con pometti nella parte della spalliera, da dentro i quali uscivano due mazzetti di gelsomini. Sostenea sul sinistro ginocchio il Bambino alla mammella dell'istesso lato,
che sembrava di aver lasciato da fresco, prossimo così a dormire. Sostenuto in tal posizione dalla Madre colla sinistra mano per sotto le ascelle reggea colla destra le gambe, che vacillavano, in
atto che il tronco inclinava per la parte della spalla della medesima. Le pupille della Madre che incantavano, rivolte erano alquanto sul volto del dormicchiante fanciullo. La posizione era
dell'intutto maestosa, autorevole, ed amabile: il capo cinto era da un nobilissimo diadema frascato a fiori; circa il colorito degli abiti, non ritrovo a quale dei naturali colori paragonarlo,
adattati però alla regale forma, ed in modo assai simmetrico". Il "pio soggetto" una volta che ebbe ammirato in tutto il suo splendore la celeste visione, si sentì dire dalla Vergine come la
richiesta positura fosse a motivo di restar Ella seduta tra il popolo tresilicese a dispensare grazie. Un atteggiamento, invero, assai contrario a quello tenuto da un amico, che in casa d'altri
ristà alzato in attesa di potersi congedare da un momento all'altro. Con questo la Madonna voleva significare la concessione di una permanente protezione sul capo dei suoi amati figli di
Tresilico. Ciò detto, la visione si dileguò... Il nuovo simulacro era stato commissionato ad un artista di vaglia, quel tale Arcangelo Testa, che avrebbe costruito pochi anni dopo anche le effigi
della Madonna Annunziata di Oppido e della Madonna Pastora di Piminoro. La statua fu pronta sin dal giugno del 1837 e già a Tresilico era tutto previsto per il solenne ingresso della stessa,
quando un rinnovato scoppio di colèra venne a impedire la grandiosa manifestazione, che dovette essere rimandata insino al 30 ottobre, con dispiacere grandissimo dei molti, i quali vi avrebbero
volentieri dato la vita, scrive il Morizzi. Giorno 19 ottobre ci fu l'arrivo del simulacro a Gioia ... Qui si custodì con ogni circospezione la statua (come si vede, ricorrono sempre i motivi che
accompagnarono l'arrivo della statua della Madonna del Pilar), e cominciarono i preparativi per un suo solenne ingresso. Per prima cosa venne costruita ed ornata con ogni cura una colossale porta
all'inizio del paese, precisamente al'imbocco della cosidetta via Vecchia. Poi in mezzo alla piazza si volle innalzare un "ricco trionfo a quattro colonne". In chiesa venne eretto un "tresello a
quattro colonne", magnificamente addobbato. L'altare maggiore risultava del pari riccamente guarnito. Spuntò l'alba del 30 ottobre e l'atteso avvenimento venne pronunziato al popolo tresilicese
con rintocco delle campane e col forte rimbombo prodotto dallo sparo dei "mortaloni"... Alle ore 16 il vescovo, ch'era il noto beneamato Mons. F. M. Coppola, accompagnato dal Capitolo e da altri
sacerdoti e dalle persone più in vista del paese e dei dintorni e da un numeroso popolo e vestito dei sacri paramenti, si recò aldilà della porta elevata all'uopo per incontrare e benedire la
desiata immagine. Ciò fatto, cento colpi di mortaloni testimoniarono dell'avvenuto rito e, avanzata dalla confraternita di S. Rocco, iniziò a snodarsi un'imponente processione. Giunta che fu in
piazza questa, i "mortaloni" e le "petrere" davvero si sprecarono e la statua venne fatta segno ai replicati evviva del popolo osannante. Recata la statua dentro la chiesa e sistematala sul trono
allestito a bella posta iniziò a parlare il vescovo Coppola... Più tardi venne ad iniziarsi la vera e propria processione per le principali vie del paese. a processione avvenuta la statua fu
collocata sul Tresello, dove per otto giorni ricevette l'omaggio dei fedeli tutti di Tresilico e paesi circonvicini”. Da quel lontano 30 Ottobre 1837 la sacra immagine della Madonna delle Grazie
di Tresilico troneggia nel Santuario a Lei dedicato, la solenne festa dell’1 e 2 Luglio di ogni anno in Suo onore, rappresenta un evento per Tresilico, vissuto in maniera intensa dai devoti
tresilicesi vicini e lontani, ma anche da centinaia di fedeli pellegrini che convengono presso il suo Santuario ad invocare la Sua materna protezione. I giorni di festa sono carichi di emozioni
particolari, momenti che uniscono le menti e i cuori di tanti tresilicesi e devoti, i quali nonostante le distanze ed i numerosi anni trascorsi lontano dalla loro terra, non dimenticano e
coltivano la fervente fede e devozione al culto mariano trasmettendola ai propri figli. Mai dovrà conoscere fine questo legame ormai solido tra la Vergine delle Grazie, i tresilicesi e tanti
devoti alla Madonna , e ciò sarà possibile solo se continueremo a vivere da veri Cristiani, seguendo gli insegnamenti del Vangelo e continuando ad essere figli sinceri di Maria, Madre di
Dio.
Le notizie sopra riportate sono tratte dal libro "Un Paese un Culto", Tresilico e la Madonna delle Grazie a cura del Prof. Rocco Liberti - Tresilico. GM Edizioni, Giugno 1979.
Il quale a sua volta ha attinto dal manoscritto “Fiori di Grazie” ad opera del
dott. Don Gaetano Morizzi.
APPENDICE:
(1) ROSA VORLUNI – BIOGRAFIA
“Rosa Vorluni, figlia di Domenico e di Caterina Schiava, è nata a Tresilico il 14 agosto del 1799, ciò risulta ancora nel registro dei battesimi della nostra parrocchia, dove, appunto, è
scritto che il 14 agosto 1799 veniva Battezzata Rosa, Josepha, Maria, Domenica, Vittoria Vorluni, e che le faceva da Madrina Julia Ripepi di Oppido. di nobile famiglia, Rosa Vorluni ha vissuto la
sua vita in fama di santità dedicandosi ai poveri ed ai bisognosi, rinunciando agli agi che le sue condizioni economiche le permettevano, dormiva in quel "basso" dove oggi c'è la Madonna, e si
racconta che per cuscino usava un masso, fino a qualche tempo fa ancora custodito nello stesso "basso", come sono ancora custodite le "naspe", strumenti fatti di canna per tessere le tele, con le
quali lei lavorava. Rosa Vorluni è morta a Tresilico il 10 agosto del 1871”.
(ricerche a cura del Sign. Arc. Paiano)
(2) GAETANO MORIZZI – BIOGRAFIA
“…Nacque a Tresilico il 19 febbraio 1794, cognato di Rosa Vorluni, studente di chirurgia. Si sposò ben due volte, la prima con Rosa Pugliese (con la quale ebbe quattro figli), e, dopo la
morte di quest'ultima con D. Raffaella Vorluni (con la quale ebbe dieci figli). Fu Sindaco nel 1819, si laureò in medicina, medico di professione, venne a morte il 2 febbraio 1853... Miracolato
dalla Madonna, per riconoscenza, oltre che per fede si è dedicato alla cura dei bisognosi prestando la sua opera gratuitamente, e con la mediazione di Rosa Vorluni tra la Madonna e lui ha guarito
molte malattie incurabili. Autore di un importante manoscritto dal titolo "Fiori di Grazie", dove racconta tutta la storia: dall'origine del culto della Madonna del Pilar, in cui erano raccolte
anche delle poesie, per impegnare la devozione, ed aumentare la gratitudine verso La Gran Madre di Dio…”
(da “Un paese un culto” – Prof. R. Liberti Tresilico Giugno 1979)